07 settembre 2012
La Cima S.p.A. parteciperà alla realizzazione delle megastrutture da fissare al fondale: operazione da oltre 300 milioni di dollari. La nave verrà distrutta in primavera
07 settembre 2012
L’azienda meccanica piacentina Cima S.p.A. è stata interessata nel progetto degli americani della Titan Salvage che insieme alla Micoperi di Ravenna si occuperanno della rimozione del mastodontico relitto Costa Concordia da oltre 114mila tonnellate arenato a poche centinaia di metri dalle spiagge dell’isola del Giglio, nell’arcipelago toscano.
L’azienda piacentina, che ha sede e stabilimento nella zona industriale della Caorsana, è stata coinvolta - insieme ad alcune altre ditte italiane che realizzano piattaforme petrolifere e che quindi hanno bacini di montaggio in banchina - per la realizzazione di strutture in carpenteria da tremila tonnellate l’una che dovranno essere ammarate, fissate quindi nel fondale a ridosso della nave arenata dallo scorso gennaio dopo la sciagurata manovra del comandante Francesco Schettino costata la vita ad almeno 16 persone.
La Cima S.p.A., storica azienda meccanica del nostro territorio, è coinvolta nel progetto (che in totale costerà più di 300 milioni di dollari) con due missioni specifiche: fornirà dapprima delle pompe ad altissimo contenuto tecnologico che serviranno a “iniettare” cemento nella roccia in profondità, sotto la “pancia” del relitto, per la costruzione delle megastrutture che permetteranno la rimozione della nave; sempre la Cima S.p.A. si occuperà poi di realizzare alcuni componenti delle strutture in questione.
“Il problema è che dobbiamo fare tutto questo in tempi strettissimi, senza sgarrare di un solo giorno la consegna” spiega Ettore Dordoni di Cima S.p.A.. Tempi strettissimi perché a primavera il colosso Costa, lungo quasi 300metri, dovrà essere completamente rimosso.
E dopo? Che ne sarà di una nave da crociera costata milioni di dollari? Verrà recuperata? Assolutamente no: i 300 milioni di dollari serviranno per rimuovere il relitto che successivamente verrà tagliato in più pezzi e distrutto.
Articolo pubblicato su Piacenza24 il 7 settembre 2012